Plymouth: quando la storia è sospesa sull’oceano

Buongiorno a tutti! Ben approdati alla rubrica di viaggio.

Per questo primo articolo vorrei portarvi in giro per una città che amo molto ma che in pochi conoscono, nella quale ho passato l’ultimo anno della mia vita. Parlo di Plymouth, UK.

In questo viaggio vi accompagnerò in un tour immaginario della città, seguendo una sorta di linea temporale e procedendo lungo i luoghi di maggior interesse storico e culturale. Pronti? Andiamo.

Plymouth è una pittoresca cittadina situata all’estremo sud-ovest della contea del Devonshire, Regno Unito, e che si affaccia sia sul Canale della Manica sia sull’estuario del fiume Tamar, la cui placida corrente divide il Devon (come la contea è comunemente chiamata dai locali) dalla magnifica Cornovaglia. Si trova a tre lunghissime ore e mezza di treno da Londra, sulla First Great Western Train Line in direzione Penzance, ma una volta arrivati il risultato le vale tutte.

Questa bellissima città che vista dal mare sembra adagiata sull’acqua ha cominciato la sua esistenza come un piccolo villaggio fondato durante l’età del ferro, proprio nell’area che adesso va dal l’affascinante Barbican, il porto storico della città, al Royal William Yard, una cittadella militare usata per l’addestramento della Marina Reale fino alla fine degli anni ’90. La sua posizione privilegiata, difficilmente attaccabile e, in caso, facilmente difendibile, ha reso Plymouth uno dei maggiori porti di scambio commerciale di epoca romana e, in seguito, una delle principali basi militari della Marina Reale nei secoli.

Iniziamo il nostro giro proprio da qui, in modo da ammortizzare il colpo d’occhio che ferisce lo sguardo per la sua bellezza: il golfo antistante la città, la zona localmente chiamata “The Hoe” che va dal Mount Edgcumbe (Cornovaglia) all’intero Plymouth Sound. Il profumo del mare è la prima caratteristica che colpisce i sensi, insieme con il canto stridente di centinaia di migliaia di gabbiani. Il mare aperto è uno spettacolo meraviglioso, di un blu incredibile, in contrasto con il tenue verde dei curatissimi Queen Elizabeth Gardens, al centro dei quali si staglia il faro di Plymouth, al secolo “Smeaton Tower”, silenziosa vedetta protettrice della città.

Fu proprio da qui che nel 1588 la flotta di Elisabetta I partì per fronteggiare l’Invincibile Armata. I magnifici velieri, le cui riproduzioni originali in scala sono conservate al Plymouth City Museum and Art Gallery, erano stati costruiti proprio nel cantiere navale locale, lungo il fiume Tamar, che ancora oggi viene chiuso periodicamente al transito dei ferryboat per via del collaudo di navi e sommergibili. Da qui partirono anche molte delle navi di Sir Walter Raleigh, corsaro e favorito della regina Elisabetta I, alla scoperta delle Indie Occidentali e all’arrembaggio di navi da carico di preziosi pronte per il saccheggio, così come i velieri dell’ammiraglio John Hawkins (1532-1595), nativo di Plymouth, il cui nome è talmente malvisto da rappresentare un tabù. La sua intuizione riguardo le potenzialità economiche del commercio degli schiavi lo indussero a diventare il primo negriero inglese della storia, ma gli valse anche la perenne inimicizia del suo popolo. Non vi sono strade, piazze o ponti a lui intitolati, in Inghilterra, e persino nei libri di storia a lui si fa soltanto un brevissimo accenno. Soltanto al Plymouth City Museum and Art Gallery viene conservato un suo ritratto, l’unico di tutta l’Inghilterra, che i responsabili volontari della mostra permanente riferiscono essere esposto unicamente per la sua importanza storica. E’ infatti appeso nella sala principale, ben nascosto in un angoletto sperduto, poco visibile e male illuminato della parete nord, a quattro metri d’altezza.

Se poi pensiamo a un altro dei favoriti della Regina Elisabetta I, il navigatore e corsaro Francis Drake, ci accorgiamo che a Plymouth ogni cosa parla di lui: Francis Drake Hall, Francis Drake Building, Drake Circus, Francis Drake Street, tutto sembra voler ricordare colui che circumnavigò il globo per il puro piacere di provare che si poteva fare, e che al ritorno fu insignito del titolo di cavaliere dalle mani della stessa regina. Un eroe locale, famoso in tutto il mondo e rivestito di romanticheria, diventato ispirazione di innumerevoli film, spettacoli, romanzi e sceneggiati. Al di là della romanticheria, invece, Francis Drake ha prestato il nome anche a un altro luogo, qui a Plymouth di grande bellezza ma di ben diversa natura. Guardando al largo sul Plymouth Sound in lontananza sono visibili tre isolette molto vicine tra loro, la cui natura selvaggia è tanto affascinante quanto inquietante. Le Francis Drake Island, al tempo in cui la città era esclusivamente una base della Royal Marine, fungevano da prigione, in cui la detenzione era particolarmente dura: dato il poco spazio a disposizione e la gran quantità di vegetazione, le celle dei detenuti erano sotterranee, di solito senza finestre. Le uniche ad averne si trovavano molto al di sotto del livello del mare, chiuse ermeticamente con materiali che impedisse all’acqua di entrare nella cella. Affacciandosi, il detenuto vedeva intorno, sopra e sotto di sé, nient’altro che la scura acqua del fondale.

L’informazione più scioccante, però, l’ho avuta proprio oggi passeggiando per il museo. Avete presente Pocahontas? La principessa indigena del Nord America? Non quella dei cartoni animati, quella vera. Lei, proprio lei, quando nel 1615 venne in Inghilterra con suo padre approdò a Plymouth, prima terra straniera su cui  si posarono i suoi piedi, per poi proseguire verso Londra e la corte di re Giacomo I.

Procedendo invece verso est, mantenendoci sulla lunga passeggiata che costeggia il mare, troviamo il Barbican, il pittoresco porto di Plymouth. La prima cosa che si percepisce del Barbican è l’odore: quel misto di alghe, mare salmastro e fritto di pesce che non lascia spazio a dubbi riguardo al fatto di trovarsi nelle immediate prossimità di un porto. Poi si cominciano a vedere le barche a vela, ormeggiate ai moli del porticciolo, che dondolano dolcemente al ritmo della corrente. Tavolini e panchine seminano il lungomare, ed edifici pittoreschi e antichi svettano sul lato opposto della strada. Qui all’angolo, tra l’altro, proprio sul ciglio dell’acqua, c’è uno dei migliori negozi di fish and chips della contea. Il dock, o molo, è costellato di pub pittoreschi a picco sull’acqua e di baracchini che vendono cibo da strada, birre di ogni genere, brandy e whiskey delle migliori qualità, mentre più all’interno del quartiere si trovano deliziosi negozi e boutiques di tutti i generi. Questa è anche la casa della celeberrima Plymouth Gin Distillery, dove viene prodotto il gin più apprezzato al mondo per il suo carattere e la sua finezza; alla Distillery, munita di cocktail bar e ristorante, cibo e bevande a base di gin sono veramente da capogiro.

In questo porto, nel 1615, attraccò la nave che portò in Inghilterra la Principessa Pocahontas, nativa nordamericana meglio nota nel mondo britannico come Rebecca Rolfe, il nome che acquisì col matrimonio col marito John Rolfe e la conseguente conversione al Cristianesimo. Il molo del porto di Plymouth fu il primo luogo che i suoi piedi sfiorarono, per poi proseguire verso Londra e la corte di re James I.

Procedendo verso l’interno, poi si trovano le rovine della chiesa anglicana di Charles Church,  bombardata nel 1941 dalle forze aeree tedesche, le cui mura sono le uniche rimaste antecedenti la guerra in tutta la città; sì, perché come per Charles Church, la Luftwaffe prese di mira l’intera città di Plymouth per la sua importanza strategica e militare: le migliori navi e sottomarini da guerra potevano partire dalla baia di Plymouth e raggiungere la Germania in men che non si dica. Il prezzo di questa nomea fu pagato in un giorno del 1941, quando un bombardamento aereo tedesco rase al suolo il centro della città e gran parte dell’area antica del porto. Successivamente, Patrick Abercrombie in persona (illustre architetto e artefice del piano regolatore di ricostruzione di Londra del 1943 insieme a J. H. Farshaw) riprogettò daccapo l’intera città e la ricostruì, permettendole di diventare ciò che rappresenta oggi.

A pochi metri di distanza dalla Charles Church possiamo trovare il Drake Circus, il centro commerciale locale, in cui fare una passeggiata è un piacere anche per chi lo shopping non lo ama affatto. Al suo interno si trovano librerie, coffee bars, negozi di abiti e accessori di ogni genere e prezzo, persino un gradevolissimo negozio di saponi artigianali dai profumi delicatamente esotici e dalle forme e colori più strani.

Se voltate le spalle al Drake Circus avrete modo di vedere l’inizio di North Hill, la strada principale e più trafficata di Plymouth, che come il nome suggerisce scorre da nord a sud e taglia la città quasi perfettamente a metà. Dando le spalle al Drake Circus, ai due lati di North Hill, si trovano le due principali strutture locali, quelle che danno lustro al nome di Plymouth: la Plymouth University a sinistra, e il Plymouth City Museum and Art Gallery sul lato destro. Il Plymouth City Museum and Art Gallery è una struttura bianca molto bella che racchiude la maggior parte dei tesori della città: c’è un’ala dedicata alle mostre temporanee di arte e fotografia contemporanea, ma il resto del museo ospita le collezioni permanenti di oggetti antichi e preziosi provenienti da tutto il mondo. Per comprendere la profonda essenza di questo luogo dobbiamo fare un grande salto temporale, fino ai primi del Novecento, quando l’energica avventuriera Gertrude Margaret Lowthian (1868-1926) decide che la sua vita è l’esplorazione. Parte dalle coste di Plymouth per girare il mondo, esplorarlo e scoprirne le culture. Dagli angoli più remoti della terra per più di vent’anni invia oggetti, opere d’arte, pezzi d’artigianato indigeno, ritrovamenti archeologici, grandi pezzi di storia al museo di Plymouth. Cina, Egitto, Australia, isole sperdute, Asia Minore, Iraq, Palestina… ogni angolo di mondo è rappresentato in queste stanze. La donna, nonostante la sua generosità e la sua totale dedizione nel creare il museo di Plymouth, non è mia riuscita a visitarlo. Oggi la popolazione locale lo tiene in vita anche per lei. Un altro esploratore, infine, lasciò la sua impronta nel museo: Robert Falcon Scott (1868-1912), l’esploratore nativo di Plymouth che fece parte della spedizione Endurance alla scoperta dei ghiacci dell’Antartide su di un paio di sci, tuttora conservati in una teca insieme ai suoi calzettoni e al suo casco protettivo.

La Plymouth University, da ultimo, è insieme alla base della Royal Navy la principale risorsa della città di Plymouth. Il campus, molto esteso e circondato da una sorta di cinta muraria che lo rende quasi una cittadella a sé stante, annovera al suo interno vie e piazze dai nomi altisonanti che dividono i vari e pittoreschi Fitzroy Building, Smeaton Building, Roland Levinsky Building, Rolle Building e chi più ne ha più ne metta. Le grandi curiosità, però, sono le villette denominate Portland Villas (nelle quali si trovano gli uffici dei professori) e il cosiddetto Marine Building, edificio dedicato quasi esclusivamente all’educazione accademica degli ufficiali della Royal Marine, al cui interno si trovano incredibili cabine di simulazione nautica per la conduzione delle navi passeggeri, militari e da carico. Un’altra affascinante particolarità del campus è dato dalla Plymouth Uni Letterpress, la stamperia dell’università, nella quale Paul Collier, il Mastro Stampatore, insegna agli studenti come effettuare stampe artigianali con il torchio a mano. Le sessioni durano tre ore, durante le quali la guida esperta di Paul guida le mani degli studenti passo dopo passo, con passione e dedizione  tali da trattare quelle vecchissime macchine (quasi duecento anni di età) come membri della famiglia e coinvolgere i tirocinanti con un adorabile senso dell’umorismo e una vera passione per il suo lavoro. Le lezioni in stamperia sono molto famose in università, e accedono l’immaginazione di chiunque voglia provare a cimentarsi in un lavoro di estrema precisione manuale, con ordine, estrema attenzione e delicatezza.

Plymouth è una città che può essere magica, se visitata e vissuta con lo spirito giusto: la sua esistenza è stata segnata dalla storia e dall’avventura, dall’esplorazione e dalla scoperta. Questa è l’ottica in cui ogni viaggiatore dovrebbe mettersi per approdarvi. Spero che un giorno la sua magia conquisti anche voi. Bon voyage.

 

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